TUNISIA
La regione settentrionale,prevalentemente montuosa, è attraversata da SO a NE dalla "dorsale tunisina". Più a N si trovano i rilievi del Tell con il massiccio del Krumiria,a strapiombo sul Mediterraneo; più a S si trova la catena dell'Atlante sahariano,che prosegue i monti algerini di Tebessa e culmina nel monte Gebel Chambi(1544 m).Nel mezzo si colloca la valle della Medjerda,l'unico fiume tunisino, che sbocca nel mare formando un delta ,con dighe che consentono l'irrigazione della valle e la produzione dell'energia elettrica.Scendendo verso S si incontrano gli altopiani stepposi,digradanti verso le pianure costiere del Sahel, dall'arabo Sahil-riva- e la depressione dei grandi chott,antichi bacini sotto il livello del mare,ora coperti da residui salini,alimentati dai uidian e da falde sotterranee,utilizzati nelle oasi,che li circondano.Nella sezione più meridionale si stende la pianura della Djeffara,dominata dall'altopiano del Dahar e infine il deserto sabbioso e ciottoloso del grande erg sahariano orientale.La costa è frastagliata e rocciosa a N, piatta e sabbiosa a S di Hammamet, il mare ,poco profondo è molto pescoso.
Il clima a N è mediterraneo:a Tunisi la temperatura media di gennaioè di 11° centigradi,quella di luglio di 26° centigradi e le precipitazioni si aggirano intorno ai 450 mm annui.Sui rilievi cade abondante pioggia,(sino a 1500 mm annui) e l'inverno è rigido.Le pianure costiere presentano un clima più dolce con deboli escursioni termiche.A S della dorsle il clima si fa via via più secco tanto nelle coste tanto verso l'interno,fino a diventare desertico nell'estremo meridione.
Le pianure settentrionali ed orientali sono totalmente utilizzate dall'uomo(campi,maggesi,uliveti); nella valle del fiume Medjerda,nelle pianure del Sahel o nella Djeffara si è conservato molto della vegetazione naturale.Solo i rilievi settentrionali poco abitati e copiosamente irrorati dalle piogge presentano una vegetazione naturale di querce,lecci e pini di Aleppo. A sud della doersale domina la steppa ad alfa ed artemisia,che prelude al deserto. Diversi ecosistemi sono sottoposti a tutela ambientale (1,5% del terrritorio):una foresta dove sopravvive una specie di acacia,nel Gebel Bou Hedma,che ospita mufloni,struzzi,antilopi e gazzelle; la regione del Gebel Chambi,la regione più alta del paesedove è stato istituito un parco nazionale; il Parco nazionale dell'Ichkcul,lago nell'entroterra della città di Biserta (117000ab) dove si incontra la più alta concentrazione di uccelli migratori del Maghreb,proclamato dall'Unesco Patrimonio mondiale dell'umanità;le isole di Zembra e Zembretta a largo di capo Bon,;la riserva integrale di di Galiton,istituita su un'isola dell'arcipelago della Galite,al largo della costa del Corallo,che ospita una colonia di foche e il raro gabbiano corso.E' in via di realizzazione anche anche un parco nella zona desertica di Sidi Toui,per ptoteggere volpi,fenneclepri,rettili-varano del deserto-e insetti di questo fragile ecosistema.
Popolato da berberi sin dai tempi più antichi, il territorio della Tunisia,conobbe lo sviluppo della potenza marittima di Cartagine,fondata nell'814 a.C. dai Fenici.Dominio dei Romani dal 146 a.C.(nella foto l'anfiteatro romano della città di Al Jam), invasa dai vandali nel 439 d.C.,passata ai bizantini nel 533,venne conquistata dagli Arabi nel sec.VII e con il nome di Ifriqiya,rapidamente islamizzata e arabizzata.Il paese fu governato dalle dinastie degli Aghlabidi e in seguito dei Fatimidi.Nel 1160 l'impero maghrebini degli Almohadi stabilì un governatore a Tunisi(2250000ab),il paese aveva ormai acquisito il nome di Tunisia. Esso fu governato dalla dinastia degli Hafsidi sino alla conquista turca(1574).Dal 1705 il capo dell'amministrazione locale-bey-pur continuando a sottostare alla monarchia ottomana,ottenne il riconoscimento della succassione ereditaria.
Dal 1881 la Francia impose il suo protettorato (trattato del Bardo),dopo un braccio di ferro con l'Italia,che puntava a tutelare la coesistente colonia italiana.La colonizzazione francese determinò negli anni '30 la nascita di un partito nazionalista (Neodestur) guidato dal leader Habib Bourghiba,che si pose l'obiettivo di mettere fine al protettorato,si consolidò negli anni della II guerra mondiale e condusse poi una lotta di liberazione che portò gradualmente all'indipendenza del paese (1956).Proclamata la repubblica (1957)Burghiba ne fu eletto presidente(eletto a vita nel 1974) sino alla sua deposizione da parte del generale Zin el Abdin Ben Ali nel 1987,dopo un decennio di tensioni politiche e sociali. Il regime di Burghiba fu politicamente autoritario, ma socialmente progressista (promosse l'affermazione dei diritti delle donne-l'uguaglianza dei sessi- e l'abolizione della poligamia e del ripudio,introdusse il divorzio su base consensuale e sviluppò l'istruzione).Il governo di Ben Ali ha garantito la stabilità del paese, favorendo lo sviluppo economico e la pace sociale,ma consevando strutture autoritarie e reprimendo duramente il fondamentalismo islamico-mettendo fuori legge i partiti fondamentalisti-.Ben Ali è stato alleato dell'Europa e degli Sati Uniti nella lotta al terrorismo islamico,situazione che presso la comunità internazionale ha fatto passare in secondo piano il problema della mancanza di pluralismo democratico e della repressione degli oppositori,violando i diritti umani(alla vita,all'integrità fisica,alla difesa ecc.) e le libertà individuali di pensiero,di associazione in movimenti e partiti,sindacati ecc. Nel 2002 con un referendum pilotato il presidente ha fatto approvare una riforma costituzionale (definita un colpo di stato costituzionale dall'opposizione) che autorizza un numero illimitato di mandati presidenziali fino a riproporre la sua candidatura nel 2009 e sancisce l'immunità giudiziaria a vita del capo dello stato.La società civile non è ancora stata ridotta al silenzio ed ha espresso contrarietà da questa svolta autoritaria. Nelle carceri tunisine centinaia sono sempre stati i prigionieri politici,alcuni in isolamento prolungato da anni. In Tunisia l'islamismo è religione di stato e la sharia influenza il sistema giudiziario,ma alle donne è riconosciuta sostanziale parità di diritti rispetto agli uomini. Non vi sono normative discriminanti verso le donne,che hanno una buona rappresentanza in parlamento,in magistratura ed una media istruzione e sono piuttosto emancipate sia in ambito familiare che sociale.
Tuttavia a causa della repressione nei confronti dei dissidenti politici e del regime fortemente autoritario in ogni sua manifestazione sia amministrativa sia burocratica assai vessatorie mentre nel Paese con la corruzione si aggravano sempre di più la disoccupazione,la povertà, la fame,l'assenza di diritti civili e di libertà di espressione e di manifestazione,iniziano le proteste spontanee a seguito del gesto disperato di un ambulante, Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre 2010 nella cittadina di Sidi Buzid,nel centro della Tunisia, si dà fuoco per protestare contro il sequestro da parte della polizia della sua merce,non avendogli l'autorità locale voluto concedere la licenza necessaria per il commercio. Il 27 dicembre il movimento di protesta si diffonde anche a Tunisi, dove giovani laureati disoccupati manifestano per le strade della città e vengono colpiti dalla mano pesante operata dalla polizia.
Nonostante un rimpasto di governo il 29 dicembre, le rivolte nel paese non si placano. Il 13 gennaio il presidente tunisino Ben Ali in un intervento sulla tv nazionale si impegna a lasciare il potere nel 2014 e promette che garantirà la libertà di stampa. Il suo discorso però non calma gli animi e le manifestazioni continuano.Meno di un’ora dopo decreta lo stato d’emergenza e impone il coprifuoco in tutto il Paese. Poco dopo il primo ministro Mohamed Ghannouchidichiara di assumere la carica di presidente ad interim fino alle elezioni anticipate.In serata viene dato l’annuncio che Ben Ali, dopo ventiquattro anni al potere, ha lasciato il Paese.
A fine febbraio 2011 alcune decine di migliaia di manifestanti si radunano nel centro di Tunisi per chiedere le dimissioni del governo provvisorio, insediatosi dopo la cacciata dell'ex presidente Zine el-Abidine Ben Ali.
«Votate senza paura». Questo è l’appello finale del primo ministro tunisino Beji Caid Essebsi, pronunciato giovedì sera prima della chiusura della campagna elettorale per la nuova assemblea costituzionale. Un momento storico per il paese.
Un contesto che, in particolare, dà rilievo a queste elezioni. Anche dal punto di vista storico: la Tunisia, dal 1956, anno in cui la Francia concesse l’indipendenza totale, ha sempre avuto elezioni controllate. La maggior parte dei partiti d’opposizione era bandita. Quelli ammessi alla corsa erano, in generale, partiti del regime mascherati, per mantenere una parvenza democratica. Nel corso delle elezioni non mancavano episodi di violenza e intimidazione per orientare il voto. In ogni caso, il ministro dell’interno aveva il compito della conta dei risultati, lasciando agli avversari solo un pugno di seggi in parlamento.
Secondo alcuni, con il voto di domani si deciderà non solo la composizione della costituente, ma anche l’esito dell’intera primavera araba.
L’assemblea dovrà redigere una nuova costituzione, sostituendo quella del 1956, decidendo anche le future elezioni. Ci sarà un presidente, che avrà carica più onoraria che effettiva. La durata del mandato non è specificata, ma i dodici più importanti partiti si sono accordati perché non duri più di un anno. I candidati rispecchiano il più possibile la società tunisina: il 7 settembre, al termine della settimana di registrazione delle liste candidate, il risultato era di 81 partiti e centinaia di associazioni indipendenti. Tra questi, anche Ennahda (“Il Partito della Rinascita”), guidato da Rachid Ghannouchi: il suo ritorno in Tunisia alla fine dello scorso gennaio, dopo 22 anni di esilio, era stato salutato da una folla festante. Era il primo segnale evidente della grande popolarità di Ennahda, che non ha mancato di suscitare preoccupazione, all’estero, per la sua natura religiosa e le sue intenzioni non proprio limpide.
La forza di Ennahda, anche secondo quanto spiega il leader, è la sua attiva presenza nella società tunisina. Con opere di carità e assistenza ai bisognosi, ricorda. Oltre a quella che considera una «naturale simpatia» per un movimento tenuto in esilio per oltre 20 anni. Vero. Ma, va aggiunto, anche all’abilità di stabilire legami tribali e alleanze. Ora, secondo gli ultimi sondaggi, Ennahda dovrebbe ottenere il 25% dei voti, per raggiungere i 54 seggi, su un’assemblea di 217. Sarebbe un successo enorme.
«Noi siamo sempre stati dalla parte della democrazia», ha dichiarato Ghannouchi il 17 ottobre. Il suo era insieme un appello al voto, ma anche una proclamazione di intenti. Un modo per rassicurare l’occidente e i laici tunisini. «Abbiamo sempre ritenuto che fosse la via migliore contro l’ingiustizia e l’autoritarismo». Non solo: «grazie ai suoi meccanismi, permette la protezione dei diritti delle persone e la pacifica trasmissione dei poteri». Tra i diritti, sottolinea, anche quelli delle donne. Uno dei punti più delicati. Sul punto Ennahda è visto con sospetto: la sua radice religiosa comporterebbe, secondo molti, anche una visione precisa del ruolo della donna, che si ispirerebbe agli usi islamici. In un paese ancora legato alla tradizione, una posizione rigida sulla questione porterebbe a un’involuzione generale della partecipazione della figura femminile nella società. Questo è il timore.
Niente di tutto ciò è vero, assicura. «Si tratta di una serie di attacchi che subiamo ogni giorno da parte dei nostri avversari. Oltre a ciò, il partito paga vent’anni di fobia instillata dal passato regime. Ma il nostro programma, dove la parità tra i sessi figura tra i punti fondamentali, è chiaro». E, per rendere chiaro anche il concetto, tra i candidati del partito c’è anche una donna: Souad Abdel-Rahim. La sua figura, in effetti, si inquadra poco con la tradizione. Veste sportivamente, ha un piglio sicuro e gira senza il velo. «Ma questo non significa che siamo contro l’uso del niqab», spiega Souad. «Al contrario, noi vogliamo che la donna tunisina si senta libera di indossarlo, se vuole. E di non indossarlo, se non vuole». Semplice. Ma non convince tutti. Secondo molti, si tratta solo di un modo per tranquillizzare i laici. E anche dal punto di vista elettorale, una mossa strategica: il 45% degli elettori che voteranno domenica sono donne.
Nonostante le assicurazioni di Ghannouchi e dei suoi militanti, il dubbio sulle reali intenzioni del partito rimane. Non per nulla le dichiarazioni dello scorso agosto, rilasciate a un giornale del Cairo, hanno generato allarme. Ghannouchi aveva parlato di istituire un califfato in Tunisia come «obiettivo ultimo». Aldilà di considerazioni di opportunità, dettate dalla volontà di assicurarsi l’appoggio dei Fratelli Musulmani, la forma del califfato non ha molti punti di contatto con la democrazia moderna. In ogni caso, dal punto di vista ufficiale, il partito vuole porsi come un punto di riferimento sicuro, non attaccato alla tradizione e aperto a importanti riforme. Una posizione di equilibrio che tiene conto anche del suo bacino elettorale, radicato nelle campagne e nelle periferie.
Nonostante le assicurazioni di Ghannouchi e dei suoi militanti, il dubbio sulle reali intenzioni del partito rimane. Non per nulla le dichiarazioni dello scorso agosto, rilasciate a un giornale del Cairo, hanno generato allarme. Ghannouchi aveva parlato di istituire un califfato in Tunisia come «obiettivo ultimo». Aldilà di considerazioni di opportunità, dettate dalla volontà di assicurarsi l’appoggio dei Fratelli Musulmani, la forma del califfato non ha molti punti di contatto con la democrazia moderna. In ogni caso, dal punto di vista ufficiale, il partito vuole porsi come un punto di riferimento sicuro, non attaccato alla tradizione e aperto a importanti riforme. Una posizione di equilibrio che tiene conto anche del suo bacino elettorale, radicato nelle campagne e nelle periferie.
Ad elezioni avvenute il partito vincente con il 30% dei voti è il partito islamico Ennahdha di Rachid Ghannuci,l'intellettuale rientrato in patria in gennaio scorso dopo un ventennale esilio a Londra.Il secondo partito -con il 12% dei voti- è il Congresso per la repubblica ,partito laico di centro-sinistra,guidato dal difensore dei diritti umani Moncef Marzouki,rifugiatosi in Francia dal 2002 e accolto all'aeroporto al suo ritorno da una folla di "rivoluzionari" festanti,mentre il partito socialdemocratico Pdp di Ahmed Chebbi,che ha condotto la campagna elettorale contro i rischi dell'islamismocon il 4 % viene considerato il grande sconfitto.Il partito vincente islamico Ennhadha di Rachid Ghannouci a Sfax come a Beja ha sfiorato la maggioranza assoluta, in ognuna delle circoscrizioni lo scrutinio lo ha visto in testa,conquistando 70 seggi su 200 dell'Assemblea nazionale.Il partito islamico Ennhadha propone un modello moderato, insistendo sul rispetto delle regole e dei diritti dei singoli, dunque presentandosi come democratico e in economia aperto agli investitori stranieri.Senza porre particolari condizioni invita gli altri partiti avversari a partecipare ad un governo di unità nazionale,che verrà varato dopo il 9 novembre e dovrebbe durare in carica un anno,in attesa che la Tunisia vada alle elezioni politiche e presidenziali.
TUNUS AL-JUMHURIYAH AT TUNUSIYAH
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Ordinamento politico Repubblica
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Superficie 163610 kmq
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Popolazione 10982754 ab
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Densità 67 ab/kmq
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Capitale Tunisi (2721000 ab
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Altre città Sfax (272801ab)
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Gruppi etnici Arabi 96,2% Berberi 1,4% Altri 2,4%
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Lingue Arabo (ufficiale), Francese
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Gruppi religiosi Musulmani sunniti 99%
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